Il Museo della Cultura contadina

Il Museo della Cultura contadina di Castelsilano


Descrizione

MURALES DI FRANCESCO CANDIDO
Questo progetto è ricompreso nell' ambito del progetto OLD CALABRIA, basato sul libro dell'autore britannico NORMAN DOUGLAS, promosso dalla Fondazione Napoli 99. Il museo che si snoda per le strade di tutto il centro storico, racconta, attraverso 10 murales, il lavoro, gli usi, i costumi e l'economia del laborioso popolo di Castelsilano. La realizzazione si deve all'artista Francesco Candido, nato a Castelsilano ma residente da qualche anno in Francia, a Parigi.
U VINNIMARE
L'uva è il dono della terra in ritorno del lavoro del contadino. Già mentre taglia i grappoli,il vignaiolo medita sul sapore, sull'aroma e sul colore del vino. La stagione della vendemmia era una festa allegra che riuniva amici e parenti. Lavoravano insieme girando le vigne, dandosi aiuto gli uni con gli altri.

U ZAPPATURE
A forza di braccia - per estirpare le erbaccie ed assicurare la raccolta il contadino zappava giorno dopo giorno.Un zappatore valido quasi piantava se stesso nella terra che liberava dal solco.

CHIANTANNU E CIPULLE
Sulla via degli orti si ricorda il lavoro degli ortolani, simbolizzato dalle cipolle - un odore indimenticabile del tempo quando i contadini mangiavano pane e cipolle, con lardo se si andava a zappare a giornata. Il lardo condiva le cipolle, le cipolle spezzavano il sapore del grasso salato.

U TELARU
In omaggio dell'operosità delle donne che riuscivano di conciliare le faccende domestiche e l'educazione dei bambini con la produzione di tessuti in lana, lino, cotone e persino fibre di ginestre. Ogni donna portava in dote la biancheria: lenzuola, coperte, asciugamani, tovaglie, tappeti e spruvieri (il tendone di lana appeso intorno al letto).

SIMINARE
Nel ciclo delle stagioni, la semina simbolizza la continuità della vita: l'uomo provvede per il futuro, seminando al momento giusto. L'amore per i cari e la fiducia nella natura sono le chiavi della vita contadina.

I MIETITORI
Con le falci, le dita protette da canne, gli uomini sudavano sotto il sole cuocente di giugno per tagliare il grano. Le donne raccoglievano i covoni e portavano dell'acqua agli uomini. Per quanto era faticoso il lavoro, la gente era gioiosa e allegra - si vedeva la quantità della provvista per l'anno venturo.

U SEGGIARU
Questo mestiere, che richiedeva dell'abilità, veniva tramandato quasi sempre da padre in figlio. I telai si facevano in tutte le mesure: larghi per le persone grosse, piccoli per i bambini. La materia prima, avura, che cresce lungo le sponde dei fiumi, veniva raccolta all'inizio dell'estate.

A MORTE E RU CIUCCIU
Compagno di tanti percorsi in tutti le stagioni, ru ciucciu (l'asino) era il perno dell'economia familiare. La morte all'improvviso dell'asino lascia il lavoratore senza mezzo di trasporto, preoccupato per il domani.

AMMAZZANNU U PUARCU
Festa per tutta la famiglia - tre giorni di festa - e niente del bontà del maiale veniva buttato via, dal sangue raccolto in una bacinella ai peli del dorso, che servivano per guida allo spago del calzolaio. Ognuno della parentela aveva il suo ruolo, persino il bambino che teneva la coda.

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